L’emergenza COVID-19 ha reso necessaria l’emanazione di una serie di misure per famiglie e aziende da parte del Governo Italiano, contenute nel nuovo decreto legge Cura Italia, in vigore dal 18 marzo 2020. In questo articolo vedremo più da vicino come cambia il settore del Turismo dal punto di vista dei Bed and Breakfast per via del Coronavirus e a seguito del Decreto, cercando di rispondere alle domande che si stanno ponendo i gestori di strutture ricettive in Italia (se stai cercando info sul 2° decreto le abbiamo raccolte qui).
Posso ricevere prenotazioni e ospitare nel mio B&B?
Sin da subito il Governo ha risposto qui in maniera precisa affermando che tutte le strutture ricettive possono proseguire l’attività in modo regolare, non c’è alcuna sospensione od obbligo di chiusura. Il gestore è libero di decidere se ricevere prenotazioni o meno. Poi peró è arrivato il dietrofront: possono restare aperte solo le strutture alberghiere con p.iva registrate con codice ateco 55.1, le altre devono restare chiuse fino a nuova comunicazione.
Come ci si comporta con gli ospiti che hanno versato una caparra ma non hanno potuto usufruire del soggiorno?
Il Decreto Cura Italia ha stabilito con l’art. 88 del D.L. n. 18 del 17/3/2020 gazzetta ufficiale n. 70 anno 161 che se il cliente chiede il rimborso della caparra per soggiorni non goduti nel periodo di emergenza Coronavirus, può chiedere il rimborso fino al 30° giorno dopo la fine delle restrizioni e il gestore ha 15 giorni di tempo per rispondere. Il gestore può decidere se restituire per intero la caparra, oppure emettere un voucher di pari importo della caparra versata da consumare entro 1 anno dall’emissione.
Sono previste agevolazioni economiche per i Bed and Breakfast?
Tutti i gestori di strutture ricettive si sono chiesti se grazie al decreto c’è possibilità di accedere a qualche agevolazione o a qualche fondo per il settore turistico. Sì ci sono alcuni benefit ma solo per alcune categorie. La legge nazionale distingue da sempre i Bed and breakfast in famigliari e professionali. I primi sono per natura attività occasionali, i secondi invece sono attività imprenditoriali con partita IVA. L’articolo 27 concede a questi ultimi un’ indennità pari a 600€ relativi al mese di Marzo che saranno erogati dall’INPS a chi ne farà richiesta. Chi non è iscritto alla gestione separata e non versa i relativi contributi non può accedere a questo fondo.
L’articolo 54 concede la possibilità di un altro bonus alle Partite Iva e più nello specifico a chi ha in essere un mutuo prima casa, possono infatti richiedere alla propria banca la possibilità di sospendere il pagamento del mutuo tramite fondo Gasparrini (rimborso 50% quota interessi) per un massimo di 9 mesi se l’attività ha registrato un calo del fatturato maggiore al 33% rispetto all’ultimo trimestre 2019. La durata del mutuo si allungherà di conseguenza.
Nessuna agevolazione invece sul pagamento degli affitti (previsto dal decreto solo per locali accatastati C1 ovvero botteghe e negozi) quindi chi ha scelto la strada imprenditoriale prendendo appartamenti in affitto e subaffittando dovrà decidere se accollarsi i relativi pagamenti per i mesi a venire o se recedere dal contratto. Il rent-to-rent ha per natura un tasso di rischio molto elevato, fattore sottovalutato da molti fino ad oggi.
Per tutti quanti invece sono sospesi gli adempimenti tributari che scadono nel periodo compreso tra l’8 marzo 2020 e il 31 maggio 2020.
Molti gestori di B&B non imprenditoriali sono rimasti delusi da questo decreto ma non bisogna dimenticare che oltre a tutta una serie di costi che normalmente non deve sostenere rispetto ad un impresa, si tratta di un attività che andrebbe svolta solo come integrazione al reddito. Intenderlo come lavoro vero e proprio è concettualmente sbagliato, nonostante sia comprensibile che si tratta di un’attività che comporta notevoli sforzi e sacrifici. Anche per chi affitta come locazione turistica non sono previsti bonus economici, ma anche qui non va dimenticato che gode per natura di molti vantaggi, tra cui una tassazione più bassa rispetto a chi ha Partita Iva e la possibilità di svolgere l’attività anche in abitazioni non conformi ai requisiti minimi di una struttura ricettiva, ad esempio per altezze, metrature esigue o altri elementi.
Possibili novità in arrivo
Alcune associazioni di categoria stanno provando a richiamare l’attenzione del Ministro del Turismo Franceschini affinché si possa aiutare anche chi ha bisogno ma è stato escluso dal provvedimento. Le proposte al vaglio però sembrano piuttosto frammentarie, poco convincenti per gli stessi gestori extralberghieri, e agevolerebbero anche qui solo alcune situazioni.
Una soluzione più concreta arriverebbe invece con la proposta di un reddito di emergenza, un aiuto concreto economico equo per tutte le persone in difficoltà. L’importo pro capite non è ancora definito ma dovrebbe assestarsi tra i 400 e i 600 euro. Questa potrebbe essere la soluzione migliore e più equa senza stare a scomodare crediti d’imposta e burocrazia varia.
Fino a quando il settore turismo subirà questa situazione di stallo?
Se da un lato il settore degli affitti brevi ha iniziato a vivere una fase di forte espansione a partire dal 2015 su tutto il territorio italiano fino ad avvicinarsi alla saturazione dell’offerta nell’ultimo periodo, dall’altro è bene ricordare che il turismo è storicamente un settore estremamente soggetto a fattori esterni. Ciclicamente subisce frenate anche brusche, talvolta solo locali, talvolta globali come accaduto in occasione del tragico attentato dell’ 11 Settembre 2001.
L’emergenza Corona Virus comporterà inevitabilmente ad un periodo di stallo dei movimenti turistici. L’impatto dipenderà dalla durata dell’epidemia. Ci vorrà del tempo prima di tornare ai volumi pre-COVID-19 ma ci sarà una ripresa graduale per diversi motivi. Uno di questi è che non tutti gli attuali gestori possono resistere mesi senza reddito da affitti brevi. Ci sarà chi come l’imprenditore del sub-affitto che potrebbe uscire dal business perché non avrà le risorse nel breve periodo. Oppure chi come alcuni proprietari che per paura potrebbero riconvertire l’immobile a locazione classica. Si prospetta quindi, almeno nella fase iniziale, una minor concorrenza per le strutture che possono resistere. L’amministratore delegato del WTTC Virginia Messina ha stimato che, una volta che l’epidemia sarà sotto controllo, ci vorranno fino a 10 mesi prima che il settore turistico mondiale torni ai suoi livelli normali (fonte).
Cosa fare nel frattempo?
Chi intende proseguire l’attività degli affitti brevi può innanzitutto sfruttare questo periodo di stallo per fare tutti quei piccoli lavori di manutenzione che non si ha avuto il tempo di effettuare durante il normale periodo lavorativo, controllare che impianti e strumentazioni siano efficienti, o approfittare per fare interventi che avrebbero obbligato una sospensione temporanea, come ad esempio tinteggiare i locali. Valutare anche la possibilità di poter abbattere i costi delle utenze cercando online se ci sono particolari vantaggi, ad esempio qui abbiamo fatto una panoramica completa sulle migliori offerte Internet WiFi per le diverse strutture ricettive.
In secondo luogo non bisogna farsi trovare impreparati quando il flusso turistico riprenderà a prendere vita. Bisogna mantenere viva la presenza online della propria struttura, prendersi del tempo per verificare che il proprio sito web sia efficace e funzionale, tenere sempre aggiornati calendari e annunci presenti sulle OTA, valutare la possibilità di aprire profili social su Facebook, Instagram e simili e curarli affinché siano efficaci per il proprio settore. Nel breve periodo focalizzarsi principalmente per il mercato interno ed evitare di fare investimenti di promozione per l’estero. Abbiamo raccolto qui nel dettaglio alcuni consigli utili per affrontare il post COVID-19 e non lasciarsi trovare impreparati.
Instagram
RSS